un blog-notes dal tono sostenuto

Saturday, June 02, 2007

Il senso più malato della parola eterno lo assaporo seduto su un gradino all'entrata di un palazzo, durante la festa del vicolo in cui sono andato dando per scontato quello che mi avrebbe aspettato. E' un sapore difficile da identificare, non è più fortissimo come era un tempo, ora ha anche un retrogusto che prima nemmeno riuscivo a percepire. Ai lati della lingua sento come un pizzico, poi la sensazione scende giù, fino ai lati dello stomaco. Ma la governo. Per un po'. Poi ne perdo il filo e i miei pensieri rimbalzano come impazziti nella mia testa. A quel punto arriva l'amaro familiare. Voglio resistere e non arrendermi, non voglio vedere il sapore vincere. Poi mi alzo dal gradino, abbasso il volume fino a zero per una manciata di secondi, guardo dritto davanti a me e imbocco il vicolo fino alla fine. Arrivato in strada, respiro piano fino a riprendere un ritmo regolare. E' tutto finito e ripenso con calma al sapore. Non mi ha colpito la sua immagine, la sua risata, il suo tono di voce che non sento nemmeno più familiari. Non è qualcosa di fisico, non è stomaco in realtà, è tutto nella mia mente: l'orgoglio, il passato, la rabbia, il rimpianto si sono fusi insieme e ciao razionalità. Finchè non ho una risposta, aspetto che passi. Eravamo a due metri, non hai nemmeno alzato lo sguardo. Ma non ci penso, perchè non serve.

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